Archivio Belluccidesign

Progettazione grafica editoriale [Archivio 1996/2015]

A tutto gioco – Presentato il video-collage di Luigi Fucchi alla Rocca Aldobrandesca di Piancastagnaio

Gli incontri “A tutto Gioco”, che vedranno la partecipazione di personalità eterogenee del mondo della cultura e della scienza, mirano a creare un dialogo tra due visioni apparentemente opposte: quella della sfrenatezza e del gioco libero e quella dell’approccio lenticolare, nitido e scientifico. Il video-collage di Luigi Fucchi, “C’era una volta”, apre questa rassegna di cinque appuntamenti alla Rocca Aldobrandesca, mettendo in “gioco” proprio queste due dimensioni, tra vertigine e precisione, tra caos e controllo.

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“A tutto gioco” è una serie di incontri in programma tra marzo e aprile 2025 presso la Rocca Aldobrandesca di Piancastagnaio, parte integrante del progetto Ludus: la maschera e la vertigine. La mostra, che indaga il tema del gioco attraverso l’arte, il design, la letteratura e la filosofia, si arricchisce di questi appuntamenti che vedranno la partecipazione di artisti, poeti, storici dell’arte e matematici. L’obiettivo è approfondire il gioco come fenomeno interdisciplinare, offrendo una visione articolata e multiforme del suo significato e delle sue implicazioni culturali.

Il titoloA tutto gioco” richiama l’espressione “a tutto fuoco”, che significa “a tutta velocità”. Questa frase, spesso usata dai bambini durante giochi sfrenati e senza regole, si collega al concetto di ilinx, introdotto dal sociologo Roger Caillois nel suo saggio “I giochi e gli uomini”. Caillois definisce l’ilinx come una categoria del gioco caratterizzata dal piacere del disorientamento, della vertigine e della perdita di controllo, spesso associata a un’esperienza al limite del pericolo non percepito. L’espressione “a tutto fuoco” ha anche un significato fotografico: indica una tecnica in cui gli oggetti ripresi da vicino risultano nitidi e focalizzati rispetto allo sfondo sfocato. Abbiamo scelto questo titolo per evocare, da un lato, l’idea di sfrenatezza e libertà tipica del gioco e, dall’altro, il concetto di focalizzazione e ricerca della nitidezza, sia in senso metaforico che scientifico.

Gli incontri “A tutto Gioco”, che vedranno la partecipazione di personalità eterogenee del mondo della cultura e della scienza, mirano a creare un dialogo tra due visioni apparentemente opposte: quella della sfrenatezza e del gioco libero e quella dell’approccio lenticolare, nitido e scientifico. Il video-collage di Luigi Fucchi, “C’era una volta”, apre questa rassegna di cinque appuntamenti alla Rocca Aldobrandesca, mettendo in “gioco” proprio queste due dimensioni, tra vertigine e precisione, tra caos e controllo.

“L’immagine non è una rappresentazione statica, ma un flusso, un divenire che sfida la linearità del tempo.”

Gilles Deleuze

L’opera di Luigi Fucchi, “C’era una volta”, avrebbe dovuto essere esposta fin dal giorno dell’inaugurazione della mostra “Ludus, la maschera e la vertigine” (Rocca Aldobrandesca di Piancastagnaio, 6 dicembre 2024 – 30 aprile 2025), sebbene in una forma ridotta che non rendeva pienamente giustizia alla sua vastità e complessità. In precedenza, l’opera era stata presentata in anteprima nella mostra “Del ludico dunque gioco”, tenutasi a Serre di Rapolano presso lo spazio Yurta nell’estate del 2024. Tuttavia, per essere finalmente esposta nella sua interezza, il progetto ha dovuto attendere i tempi tecnici necessari alla sua completa realizzazione. Oggi, possiamo finalmente ammirarla in tutta la sua completezza, grazie a un’installazione che include il lungo rotolo di collage e un video che ne riproduce l’intera estensione, offrendo allo spettatore una visione finalmente compiuta dell’opera.

L’opera, della durata di trenta minuti, è la riproduzione di un collage monumentale realizzato in circa due anni. Si tratta di una narrazione storico-antropologica che, come un’enciclopedia visiva, parte dalle origini della vita e arriva ai giorni nostri. Tuttavia, non è una semplice cronologia: il gioco ne è il filo conduttore, diventando metafora della creatività umana e del desiderio di esplorazione.

Attraverso il collage, Fucchi sperimenta con immagini, simboli e temporalità, creando connessioni inaspettate che sfidano la nostra percezione lineare del tempo. Come ha osservato Walter Benjamin: “Il collage strappa frammenti dalla realtà e li ricompone in una nuova costellazione, creando un dialogo tra passato e presente.” Ed è proprio questo dialogo a essere al centro del lavoro di Fucchi, che ci invita a un viaggio ludico nella storia, dove il gioco diventa metafora della creatività umana e del suo desiderio di esplorazione. Non si tratta di un racconto teleologico, non c’è una marcia verso un futuro perfetto o migliore. Al contrario, Fucchi ci offre una successione instancabile di forme, colori e immagini che catturano lo sguardo, in un flusso apparentemente interminabile eliminando ogni presunta cronologia. Questo movimento non è fluido, lineare o ad alta risoluzione. È volutamente sfocato, quasi a creare una sorta di “sofferenza visiva”, una continua ricerca del fuoco “impossibile”. A ciò si aggiunge il rumore del rullo, un suono claudicante e faticoso che accompagna lo scorrere delle immagini. È una scelta poetica, ricercata da Fucchi, che ha voluto mantenere il gesto manuale, fisico, dell’artista: è lui stesso a ruotare il meccanismo che fa scorrere il rullo di 180 metri, ripreso da una telecamera montata su un cavalletto.

Nel collage di Fucchi convivono opere d’arte antiche e contemporanee – dalle prime forme d’arte preistoriche all’uso dell’intelligenza artificiale – affiancate da fotografie vintage e un caleidoscopio di immagini: paesaggi terrestri, lunari, distopici, figure umane, animali, elementi naturali e tecnologici, eventi, culture e temi universali, in un mix senza gerarchie né confini.

Fucchi utilizza questi elementi come un materiale organico da reinventare, dando vita a una sorta di Frankenstein di carta. Si tratta di un multiverso lineare, lungo 180 metri, che ci immerge in un flusso di mondi sovrapposti. L’artista si ispira principalmente al lavoro dei dadaisti, dei surrealisti e degli artisti pop, reinterpretando queste esperienze artistiche in chiave ironica e autocritica, con possibili riferimenti autobiografici. Attraverso il collage, Fucchi crea un testo antistorico, senza tempo, anche se il tempo viene comunque scandito dalle immagini, dal Big Bang fino ai giorni nostri. Ci invita a entrare in questo flusso, ma allo stesso tempo ci mantiene a distanza, rendendoci consapevoli di essere osservatori esterni. Chi guarda è chiamato a un intenso lavoro intellettuale, a costruire una personale narrazione a partire dalle immagini che Fucchi srotola davanti ai nostri occhi.

Il video “C’era una volta” non richiede una visione lineare: si può entrare nel viaggio da qualsiasi punto, lasciandosi trasportare dalle immagini e dalle connessioni che emergono. L’approccio ideale è simile a osservare un paesaggio dal finestrino di un treno in corsa, cogliendo scorci e dettagli senza la necessità di seguire tutto dall’inizio alla fine.

Un ringraziamento speciale va a Valeria Capocchi, del Comune di Piancastagnaio, per il grande lavoro di organizzazione di questi incontri.

Alessandro Bellucci, 19 marzo 2025